Se Bankitalia avesse agito bene le crisi si sarebbero potute evitare
Intervista di Francesca Schianchi, La Stampa, sabato 2 dicembre
Matteo Orfini, presidente del Pd, lei è partito di nuovo all’assalto di Bankitalia: state usando questa vicenda per fare campagna elettorale?
«E’ un’obiezione curiosa: il fatto è che, per mesi, alcuni pezzi dell’editoria e della politica, inclusa la presunta sinistra esterna al Pd, hanno raccontato una storia. Che oggi si sta sgretolando in Commissione».
Salvini insiste che il «disastro delle banche» è colpa del Pd.
«Salvini chiami Zaia e si faccia raccontare chi sono Consoli e Zonin: scoprirà che col Pd non c’entrano nulla».
Voi cantate vittoria, ma il lavoro non è ancora finito. Non sarebbe consigliabile più cautela?
«Ma noi stiamo lavorando da mesi. E in tutti i casi emergono temi ricorrenti: manager spregiudicati e in alcuni casi pericolosi e un meccanismo di vigilanza che non ha funzionato, con difficoltà di dialogo tra Consob e Bankitalia. E poi una cosa molto inquietante è come Bankitalia abbia potuto considerare una banca in difficoltà come la Popolare di Vicenza un perno intorno a cui aggregare parte del sistema».
Bankitalia nega di aver incentivato l’aggregazione tra Popolare di Vicenza e Banca Etruria.
«Dire le bugie è peccato. Bankitalia conosce le carte che ci ha consegnato e che sono secretate, e noi le abbiamo lette».
Non è un po’ troppo semplicistico scaricare sempre tutte le colpe su Bankitalia?
«Alla base ci sono alcuni comportamenti, a volte addirittura fraudolenti, degli amministratori: ma se il sistema di vigilanza avesse funzionato bene, probabilmente le crisi si sarebbero potute evitare. Consob ci ha detto che, se avesse avuto a disposizione tutti i dati che aveva Bankitalia, in alcuni casi non avrebbe agito come ha fatto».
Pensa che Visco rischi di dover rassegnare le dimissioni?
«Il nostro giudizio su Visco lo abbiamo dato esplicitamente quando abbiamo fatto la mozione in Parlamento. Dal momento in cui il governo ha deciso di riconfermarlo, è il governatore e rispettiamo il suo lavoro».
Ma secondo lei l’attività della Commissione può spingerlo alle dimissioni?
«Visco ha chiesto di venire in Commissione per chiarire: lo ascolteremo attentamente. Il nostro lavoro serve a evitare che queste crisi si ripetano, non a processare questo o quell’ altro».
A sentirvi non si direbbe. Secondo i retroscena anche Palazzo Chigi e il Quirinale sarebbero preoccupati dai vostri toni
«A me non risulta, e comunque sarebbe curioso se nel momento in cui si insedia la Commissione che ha come unico obiettivo la ricerca della verità, qualcuno guardasse la cosa con preoccupazione».