Non bisogna privatizzare per tagliare il debito senza un disegno industriale

Intervista di Paolo Pittaluga, Avvenire, 1 giugno 2017

Il presidente del Pd, Matteo Orfini, è a Chia per parlare di privatizzazione delle aziende pubbliche dei trasporti al congresso della Fit-Cisl.

«Abbiamo provato – riassume – a rimettere in moto un settore con una strategia che punta alla trasparenza anche negli appalti. Non è semplice perché dobbiamo recuperare qualche anno di ritardo, ma vogliamo andare avanti e, nonostante restino nodi da scegliere, l’impegno non viene meno». Impegno, appunto, perché sostituire 3.200 bus significherebbe, forse, anche fare ripartire un’industria quasi scomparsa in Italia. Ma le difficoltà sono tante e l’esempio della Toscana degli ultimi giorni è indicativo: dopo vari ricorsi al Tar la gara per il trasporto regionale è finita alla Corte di giustizia europea. «Avevamo l’esigenza di ridefinire la questione degli appalti – puntualizza Orfini –  ma siamo in un Paese dove dopo la gara si va avanti a ricorsi, basti vedere quanto accade per i direttori dei musei. È un fattore di scarsa competitività e si deve agire per non perdere ulteriore tempo e sprecare soldi».


E sulle privatizzazioni?
«Discussione affrontata ideologicamente, quindi col ‘sì’ o con il ‘no’. Se privatizzazione vuol dire fare cassa per tagliare il debito pubblico, io sono contrario, perchè è un intervento una tantum che non regge. L’idea che la privatizzazione genera efficienza è da dimostrare. Però discutiamone, ricordandoci comunque che ci sono aziende che fanno grande il Paese. Passare dalle società dal Tesoro alla Cdp e poi magari privatizzare parte della Cdp mi vede perplesso».

Sono in ogni caso proprio questi i temi caldi della politica economica.
«Serve un disegno industriale. Ho dubbi sulla privatizzazione delle Frecce, mettiamo sul mercato un asset pregiato con quali ricadute sui pendolari?»

Il ‘viaggiatore semplice’, l’utente, storce il naso anche sui casi Flixbus e Uber, se è per questo.
«Su Flixbus è una scelta sbagliata per strane volontà di qualche parlamentare. Vogliamo trovare una soluzione. Uber è un caso più complesso siamo a favore della concorrenza ma questo è un caso su cui ci vuole una ragionevole mediazione. Eravamo vicini alla soluzione, ma è un percorso difficile che dobbiamo risolvere prima della fine della legislatura».

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