Scappare dalla guerra non è una colpa. Il Pd contrasti la deriva razzista

Intervista di Carlo Bertini, La Stampa, martedì 29 agosto

«Io condivido tutte le scelte del governo, ma ci sono alcune cose da registrare: va messo al centro il tema delle garanzie per chi non arriva più in Libia e dalla Libia. E per chi sente l’obbligo di salvare vite umane è normale considerare le Ong alleati e non nemici».

Matteo Orfini, presidente del Pd, è convinto che si debba «combattere una battaglia culturale contro il clima razzista che cresce nel paese. Una persona che fugge dalla fame e dalla guerra non è un colpevole», quindi «anche i fatti come quelli di Roma non si devono ripetere». Orfini trova «inquietanti le frasi di chi definisce quelle agghiaccianti scene operazioni di cleaning». Per questo lancia uno strale contro «la doppia insufficienza dell’amministrazione capitolina e della prefettura».

Ma la soddisfa l’ azione del governo sul tema più spinoso su cui si giocheranno le prossime elezioni?
«Quanto fatto dal Viminale per ridurre i flussi è positivo, ma bisogna avere delle garanzie, come chiesto dal nostro governo: evitare che i campi di accoglienza in Libia siano campi di concentramento e rafforzare una seria funzione di verifica e di controllo internazionale, affinché chi oggi scappa possa vivere una vita dignitosa. Insomma, bene che arrivino meno migranti, ma non perché muoiano prima di salire sui barconi. Garantiamo standard di rispetto dei diritti umani. E va fatta una battaglia per non cedere al razzismo: spaventa che anche sindaci del Pd usino parole inaccettabili. I problemi vanno gestiti, ma dobbiamo ricordarci che si tratta di persone senza colpa, se non quella di cercare di scappare dalla morte certa».
L’ Europa ci darà una mano?
«Cercare di coinvolgere l’ Europa nella gestione dei flussi è stato difficilissimo, ma qualche risultato lo stiamo cominciando a ottenere, come dimostra l’esito del vertice di Parigi. Fin qui l’ Italia è stata lasciata sola. Il tentativo di coinvolgere la Libia e gli altri paesi africani è importante se si ricorda che chi ha diritto ad essere accolto, deve essere accolto con decoro e dignità. Se a Roma quei rifugiati occupavano un palazzo abusivo era colpa di un sistema di accoglienza che non aveva funzionato al meglio».

Il Pd è bersaglio di strali da sinistra sul tema dei diritti. Rischiate di pagare uno scotto col vostro mondo di riferimento?
«C’è una sinistra salottiera che trova ragione di esistere solo nell’attaccare noi. Siamo l’unica forza politica in Europa che si sta facendo carico di gestire una questione così complessa. Anche noi avremmo commesso errori o possiamo aver trasmesso un atteggiamento sbagliato, ma i fatti parlano a dispetto delle accusa di chi vuole lucrare lo zero virgola in termini elettorali, in modo del tutto speculare a Salvini».

A proposito di elezioni, sul voto per la Sicilia si consuma un altro strappo a sinistra. Un regalo agli avversari?
«Ecco, questo è un atteggiamento esplicito di tafazzismo; è stata proprio la sinistra a chiedere la costruzione di un fronte largo a Palermo, del quale facevano parte anche i moderati. Abbiamo vinto il Comune e siamo andati avanti con la stessa coalizione che volevamo riproporre sul fronte regionale. Ma ciò che andava bene ieri, non va bene oggi. Un altro prodotto del campionario di coerenza di certi compagni…».

Una scelta strategica per distanziarsi da chi occhieggia a Berlusconi?
«No, Mdp è un soggetto politico nato con la sola ragione di tentare di far perdere il Pd. Non di far vincere la sinistra. Volevano fare il nuovo Ulivo e invece rifanno Rifondazione comunista».

Sta dicendo che vogliono far perdere Renzi per indebolirlo alle politiche?
«Mi pare che la strategia sia quella di favorire le nuove destre, 5Stelle compresi. Di fronte a queste scelte del resto festeggiano Grillo e Salvini, non il proletariato».

La legislatura andrebbe chiusa dopo il voto sulla manovra?
«Mi pare un dato oggettivo: dobbiamo chiudere le leggi urgenti e approvare quella di bilancio. Visto che poi nutro poca speranza che si riesca ad omogeneizzare le due leggi elettorali, bisogna valutare se dopo il varo della manovra questo Parlamento sia in grado di fare altre cose buone per il paese».

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