Intervista a Fanpage.it, di Luca Pons, 7 settembre 2024
Lo Ius Scholae, e più in generale una riforma della cittadinanza, è stato il tema su cui si è maggiormente agitato il dibattito politico ad agosto. Dopo l’apertura di Antonio Tajani, le opposizioni si sono affrettate a cercare un modo per assicurarsi che Forza Italia voti davvero una proposta, nonostante l’opposizione di Lega e Fratelli d’Italia. È partita la raccolta firme per un referendum sulla cittadinanza (a cui si può aderire dal sito ufficiale del ministero della Giustizia), ma il dibattito in Parlamento sembra ancora il modo principale per arrivare a una riforma.
Matteo Orfini, deputato del Pd, è stato per due volte al centro dei tentativi di intervento sulla cittadinanza: durante il governo Draghi con una proposta sullo Ius soli, poi trasformato in Ius scholae e bocciato dal Parlamento, e nel 2017 come presidente del Pd quando il governo Gentiloni non riuscì ad approvare lo Ius soli temperato. A Fanpage.it, Orfini ha descritto le difficoltà del dibattito, le speranze che Forza Italia vada fino in fondo, l’apertura del Pd ai compromessi, ma anche il timore che FI stia usando il tema come “gioco politico”, per “una trattativa interna alla maggioranza”. Il punto, ha detto, è che “non stiamo discutendo di una legge qualunque”, ma di una legge “che serve a sanare la discriminazione che subiscono nel nostro Paese bambini e ragazzi”.
Onorevole Orfini, una domanda secca: è favorevole allo Ius scholae?
Sì, ovviamente sì, anche se preferirei lo Ius soli o comunque una proposta complessiva che prevedesse le due opzioni.
Il dibattito sul tema è nato a Parlamento chiuso. Cosa vuole fare il Pd per trasformarlo in una riforma vera e propria?
Avevamo, già all’inizio della legislatura, depositato diverse proposte di Ius soli, Ius scholae…c’è un’ampia gamma. Poi, l’uscita di Forza Italia e di Tajani ha accelerato una discussione agostana, che noi chiediamo venga messa a terra e portata in Parlamento.
Chiederemo immediatamente la calendarizzazione di una mozione su questo, che spieghi qual è la posizione che abbiamo noi: affrontare tutte le fattispecie e, soprattutto, farlo molto rapidamente. Contestualmente, presenteremo il disegno di legge del Partito democratico che, in qualche modo, assorba le varie proposte che molti di noi avevano presentato. Quindi farà la sintesi della posizione del Partito democratico. Però, già sulla mozione si vedrà chi fa sul serio e chi no.
Temete che Forza Italia, dopo l’apertura, si tiri indietro al momento del voto?
Su questo c’è un pregresso. Nella passata legislatura, affrontammo questa discussione, la affrontammo anche a lungo, si partì da una discussione sullo Ius soli e si arrivò invece al cosiddetto Ius scholae, su proposta dell’allora presidente della commissione Affari costituzionali Brescia, che era un parlamentare dei Cinque Stelle. Lo si fece per aprire a Forza Italia, che si era dichiarata disponibile a votare un’opzione del genere. Andammo avanti, discutemmo e arrivammo al voto in prima lettura alla Camera. E, al dunque, Forza Italia si sfilò, non votò.
Siamo in una situazione simile, questa volta si è esposto il leader di Forza Italia e lo ha fatto con grande forza. Io dico solo una cosa: non stiamo discutendo di una legge qualunque, stiamo discutendo di una legge che serve a sanare la discriminazione che subiscono nel nostro Paese bambini e ragazzi. Quindi, se è un gioco politico, bisogna smettere subito. Cioè, se Forza Italia pensa di utilizzare la vita di quei ragazzi, di quei bambini per una trattativa interna alla maggioranza e poi abbandonarli, sta facendo una cosa veramente grave. Io spero che non sia così. Spero che siano davvero disponibili ad andare fino in fondo, e lo misureremo già dalla discussione della nostra mozione.
Per due volte negli ultimi dieci anni si è arrivati vicini a una riforma della cittadinanza che poi è caduta nel vuoto. Entrambe le volte il Pd era parte del governo, e nel 2017 il premier era Giovanni Gentiloni. Quali sono le responsabilità del Partito democratico?
Sicuramente abbiamo un pezzo delle responsabilità. Io l’ho vissuta in prima persona: quando c’è stata una vera occasione di approvare una legge sulla cittadinanza era una fase particolare della vita del Partito democratico, e io ero reggente. Si era dimesso l’allora segretario Renzi, io ero presidente del partito e quindi, per il nostro statuto, la gestione nella fase di transizione viene assunta dal presidente.
La legge era stata approvata in prima lettura alla Camera, era arrivata al Senato e si trattava di chiudere la partita. C’era una difficoltà perché, nell’allora maggioranza, c’era il partito di Alfano, il Nuovo centrodestra, che aveva dei dubbi su quella proposta. Io da reggente del Partito democratico chiesi pubblicamente, oltre che privatamente al governo, di mettere la fiducia. Lo fece anche il capogruppo al Senato, che allora era Zanda, valutando che non ci fossero le condizioni di approvare senza voto di fiducia.
Il governo fece una scelta differente, ci rispose che non serviva mettere la fiducia, ma si sarebbe lavorato – come provò a fare evidentemente nelle settimane successive – per convincere tutta la maggioranza a votarlo. La fine di quella storia racconta che, purtroppo, avevamo ragione noi. Penso che non mettere quella fiducia sia stato l’errore più grave. Ed è anche una delle ragioni di una frattura che c’è stata con tanti di quei ragazzi, quei movimenti di “nuovi italiani” (che poi sono italiani a tutti gli effetti), che credevano che ci saremmo arrivati. Anche perché venivamo dall’approvazione della legge sulle unioni civili, anche lì attraverso il voto di fiducia. Quindi si trattava di fare un percorso simile.
Cosa vorrebbe dire, per il governo Meloni e la maggioranza di centrodestra, se Forza Italia approvasse una riforma votando con le opposizioni?
A leggere le dichiarazioni nelle interviste, ci sarebbe una frattura dentro la maggioranza di governo. Ed è una delle ragioni per cui molti tra noi sono dubbiosi sul fatto che Forza Italia andrà fino in fondo. Devo dire che, sulla carta, anche altri esponenti dei partiti di maggioranza hanno più volte riconosciuto l’esigenza di legiferare su questo e di aggiornare una legge assurda, sbagliata. Una legge che chiunque conosce la realtà del nostro Paese sa essere fuori dalla storia.
Parliamo di bambini e di ragazzi che vanno a scuola con i nostri figli, che vivono con i nostri figli, giocano, studiano, si innamorano con i nostri figli. Sono esattamente come i nostri figli, e però non sono considerati tali dalla legge. Io credo che questo problema lo riconosca l’opinione pubblica, e lo riconoscano tutte le forze politiche. Certo, non siamo mai riusciti a risolverlo perché c’è sempre stato il blocco ideologico del centrodestra.
Azione ha presentato un emendamento che va incontro alle richieste di Forza Italia, “sfidandoli” a votarlo, e Carlo Calenda ha criticato le posizioni del Pd dicendo sostanzialmente che punterete allo Ius soli e questo porterà una rottura, quindi non se ne farà niente. Siete pronti a fare compromessi?
Nel momento in cui un partito esprime una posizione politica esprime la posizione politica in cui crede, e noi pensiamo serva lo Ius soli. Pensiamo si debbano prevedere diverse fattispecie che rendano semplice certificare la realtà, cioè che chi nasce, studia e cresce qui è un italiano, esattamente come tutti gli altri italiani. Poi è ovvio che noi siamo all’opposizione, e quindi in una dialettica tra maggioranza e opposizione (o tra un pezzo della maggioranza e l’opposizione) si possono cercare i compromessi per fare dei passi avanti.
Quello che non condivido dell’approccio Calenda è che la proposta che stanno facendo è molto, molto riduttiva. Non voglio dire peggiorativa, ma quasi nulla. Non si può partire in una discussione del genere chiedendo nulla. Noi vorremmo il massimo. Siamo ovviamente disponibili a discutere, l’abbiamo discusso anche con le varie associazioni. È la posizione che abbiamo sempre avuto, anche nella passata legislatura volevamo lo Ius soli e siamo arrivati a votare a favore dello Ius scholae. Non è il massimo, ma è un passo avanti nella vita di quelle persone. Dopodiché, misuriamo la qualità delle proposte, capiamo fin dove si arriva. E se parte, questa discussione. Noi la faremo valere a partire dalla mozione, ma sarebbe bello poter anche discutere di una legge.
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